martedì 18 ottobre 2011

sarau

Sarau 18 giugno 2011. Piazzetta dei Ragazzi / Vico degli Indoratori

Un Sarau, in Brasile, è una festa notturna in cui trovano spazio musica, letteratura e buona gastronomia. È un’occasione per trovare amici vecchi e nuovi e per scambiarsi stimoli culturali interessanti.
Per la prima volta il Sarau sbarca a Genova e coinvolge la gente del posto e la comunità sudamericana. Arrivando verso le 18 in Vico degli Indoratori, si sentono ancora le prove del gruppo che suonerà il berimbau, uno strumento tipico della tradizione afro - brasiliana.  Le note ripetute gravi, medie e alte, insieme profonde e vibranti accompagnano movimenti flessuosi. Più avanti, in una piazzetta immersa nel verde, fervono i preparativi. Ancora non c’è quasi nessuno, ma in un attimo lo spazio si riempie di persone, di allegria e di voci. Una pluralità corale dalla quale nascono spunti diversi, diretti da María Eugenia Esparragoza antropologa e mediatrice che presta le sue conoscenze a questo evento di arricchimento sociale. Si susseguono canzoni popolarissime accompagnate con entusiasmo dalle donne addette al servizio dei tavoli (una foto animata e gioiosa dello spirito di queste migranti), versi di autori celebri e storie di vita e d’integrazione. Le storie e la musica scorrono in sottofondo, mentre ai tavoli si consumano stuzzichini “latin - genovesi” e ottimi cocktail con colori e sapori esotici.  Nello spazio illuminato tra le piante, attori, cantanti e semplici lettori ci regalano pezzi vibranti di classica poesia lusofona e resoconti di migrazione, viaggi, esperienze e saudade: ci sono testi teatrali come “Ali” di Franca Fioravanti (del Teatro delle Nuvole), che raccontano di passione e di libertà, le gustose avventure quotidiane di un’ecuadoriana in Liguria descritte dalla penna ironica e antropologica di Roberto Marras e poi notissime canzoni brasiliane alla chitarra, discrete e velate di malinconia. Anch’io provo l’ebbrezza del palcoscenico, come piccola presenza muta accanto a Roberto, che dà voce a un racconto/testimonianza che ho raccolto in Giappone due anni fa.
La serata non è perfetta, ma proprio in questo ha il suo punto di forza, nel calore spontaneo e familiare generato dall’incontro.
Scoppia persino un acquazzone , un vero aguaceiro estivo di quelli che ti inzuppano da capo a piedi per poi lasciarti asciugare nel venticello tiepido della notte: impensabile correre via, inutile aprire gli ombrelli. Meglio aspettare per poi proseguire la festa.  Ma quando cadono le prime gocce, io sono già al sicuro a casa mia. Vado via sulle note struggenti e potenti di una ragazza che canta con una potenza blues che ferma il cuore. Avrei voluto trattenermi per lasciarmi penetrare da quell’atmosfera ma, come Cenerentola, i miei orari dipendono dalla partenza di una carrozza bus che non aspetta e non rispetta la magia del momento.

Elena