martedì 3 luglio 2012

Le Forme del Sarau 2012


Definire un sarau come un incontro conviviale in cui si ascolta musica, si balla, si legge, si mangia e si beve sarebbe quanto meno riduttivo. E a dirla così, qualche malizioso potrebbe pensare a una di quelle “cene eleganti” che sino a pochi mesi fa tenevano banco dalle parti di Arcore.
Non si tratta neppure del classico convegno riservato a intellettuali veri o presunti, in cui gli invitati vengono traumatizzati con discorsi pesanti come una peperonata fredda di frigorifero e più incomprensibili del teorema di Scherr.
Il sarau è essenzialmente un momento di scambio e di confronto, che coinvolge il cervello e i sensi, ma soprattutto il cuore. E' un'occasione in cui ti senti un tutt'uno con gli altri pur contribuendo con la tua individualità. E ne esci talmente carico di stimoli e di riflessioni da aver voglia di conoscere sempre di più i luoghi, le culture e le persone di cui hai avuto solo un breve, ma molto saporito assaggio.
Sebbene non tutte le lingue che si ascoltano ci siano familiari (con lo spagnolo e il portoghese posso cavarmela, ma di fronte all'ucraino e al wayùu mi arrendo!), le emozioni suscitate sono tante che il battito cardiaco si accelera a mille, specialmente se si conclude con un'esibizione di percussioni africane come quella del gruppo Tam Tam.
Mi riempie di gioia il fatto che il sarau del 16 giugno scorso si sia svolto nella biblioteca Berio, perché in genere le biblioteche sono luoghi austeri, grigi, tassativamente silenziosi e frequentati quasi esclusivamente da studenti o lettori incalliti. La Berio ha invece ribadito di essere un posto dove si fa Cultura con la C maiuscola, Cultura per tutti, dove non ci si limita a piazzare libri negli scaffali e si fa anzi in modo che l'utente non sia solo un soggetto passivo.
E allora grazie a Benicia, presidentessa dell'Associazione Luanda che ha organizzato questo sarau, anche se io la preferisco col vestito bianco da bahiana.
Grazie a Marta, che oltre ad aver scattato più foto di Fabrizio Corona, ha dato un valido contributo nell'allestimento del rinfresco.
Grazie a Valentina e a tutte le altre amiche di cui non ricordo i nomi, perché gli stuzzichini erano squisiti e l'analcolico alla frutta andava giù che era un piacere.
Grazie a Carla, che in fatto di creatività potrebbe gareggiare con stilisti di moda e disegnatori di gioielli, e che si è disimpegnata alla grande anche fra palco e backstage.
Grazie a Maria Eugenia, che oltre a possedere un'eccellente padronanza lessicale dell'italiano, riesce a presentare gli eventi in programma con toni e pause da professionista della comunicazione.
Grazie a Ronaldo, che con la sua chitarra e il suo talento ha fornito a tutti noi partecipanti un valore aggiunto col suo sottofondo musicale.
Grazie a Elena, che pur non potendo assistere al sarau è venuta a salutarci e mi ha poi telefonato per farselo raccontare.
Grazie a Oksana Zvir, cantante ucraina che oltre ad avere più voce e più presenza scenica di molte artiste del Festival di Sanremo, ha il buon gusto di non truccarsi da cinquantenne come fa invece Anna Tatangelo.
Grazie alle ballerine che si sono succedute sul palco, cioè Cristina Coviello (il suo spettacolo avrei voluto portarlo io sulla scena, ma mi hanno fatto presente che le ambulanze non possono arrivare sino alla Sala dei Chierici); Eneida Troselli, Claudia Martinez, Hilda Salcedo, Tanya Gonzalez e la piccola Nicole che hanno ballato il Calipso venezuelano (io al massimo posso provarci col Limbo e solo con una bottiglia di Ceres in mano, chi era presente a Cornigliano l'11 maggio se lo ricorda...); Anahita Tcheragali, che con le sue danze persiane ha dato un saggio di classe, eleganza e sensualità.
Ho già accennato alle creazioni di moda di Carla, ma devo fare i complimenti alle ragazze dell'Associazione Luanda che hanno sfilato coi suoi vestiti e i suoi gioielli come meglio nessuna indossatrice avrebbe potuto fare.
E ora passiamo ai tanti lettori che ci hanno tenuto compagnia durante il sarau: mi auguro di non dimenticarne nessuno e se ciò accadesse mi scuso di cuore.
Grazie dunque a Beatrice Impronta che ci ha presentato il suo libro “Matrioske”. Grazie alla professoressa Amina Di Munno che ci ha tradotto un brano da “Le cinque stagioni dell'amore” di João Almino.
Grazie a Daniela Malini, autrice delle poesie “Adesso” e “Come una carezza senza amore”, che a giudicare dall'intensità degli applausi ricevuti hanno colpito nel segno.
Grazie a Mayela Barragan e al poeta José Fernandez Silva Uliana, la cui lingua madre Wayunnaiki è talmente ricca di suoni evocativi che ho scelto di chiudere gli occhi per poterli apprezzare pienamente.
Grazie a Dulce Correia: chi avrebbe mai detto che dopo aver sentito parlare di lei per anni dal mio amico Carlos, l'avrei conosciuta casualmente quando meno me l'aspettavo? Il sarau serve anche a questo!
Sempre in tema di lingua portoghese, è stato molto apprezzato l'intervento di Goffredo Feretto, traduttore de “L'ultimo scritto” di Mario de Sà-Carneiro.
Non poteva poi mancare la letteratura africana, e ci ha pensato Jacques Lita Botembe a trasportarci in Congo sulle ali della poesia.
Il Gruppo di lettura lusofono-spagnolo, del quale sono fiero di far parte da tre anni, ha portato al sarau una rappresentanza molto significativa. Angelo, Caterina, Silvia e Roberto hanno proposto alla platea alcuni brani di notevole spessore e Priscilla ha confermato le sue indubbie doti recitative muovendosi sul palcoscenico con una sicurezza e una verve fuori dal comune. E comunque permettimi di dirti, amica mia, che il bianco che ti sei trovata non mi sembra affatto male, anzi!
Concludo la carrellata ringraziando due persone che mi stanno particolarmente a cuore. La prima è mio padre Sergio: “Il lupo mannaro”, che ho avuto il piacere di leggere, è ispirato a una sua avventura d'infanzia nel dopoguerra; io non ho fatto altro che metterla su carta e trasformarla in una sorta di favola, ovviamente a lieto fine.
Grazie poi a mia moglie Sara che mi ha accompagnato con tanto entusiasmo. Del resto, un sarau senza Sara che sarau sarebbe?
Perdonatemi questa battuta e conservate il più lungo possibile nel vostro cuore le immagini, i suoni e le parole di questo nostro bellissimo incontro.
Fabio